Pensionamento

Aliquota di conversione: cosa c’è da sapere

A quanto ammonta la rendita di vecchiaia? A definirla è l'aliquota di conversione con cui viene moltiplicato l'avere previdenziale. Molte casse pensioni hanno dovuto abbassarla negli ultimi anni. I futuri pensionati devono fare i conti con rendite ancora più basse.

Michael Imbach
Responsabile VZ Ticino
Aggiornato in data
08 Maggio 2024

L’aliquota di conversione minima prescritta dalla Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità (LPP) ammonta al momento al 6,8 percento per gli uomini di 65 anni e per le donne di 64 anni. Con questa aliquota di conversione un avere di vecchiaia obbligatorio pari a 100'000 franchi si traduce in una rendita di 6800 franchi all'anno.

Perché per molti assicurati si applica un’aliquota di conversione più bassa?

L'aliquota di conversione prevista per legge si applica solo alla parte obbligatoria dell'avere di vecchiaia, spesso riportata nel certificato di cassa pensioni personale come "avere di vecchiaia LPP". La maggior parte degli assicurati può però contare anche su un avere di vecchiaia sovraobbligatorio, poiché la cassa pensioni corrisponde loro prestazioni superiori a quelle strettamente previste per legge. Generalmente anche i riscatti volontari nella cassa pensioni si aggiungono alla parte sovraobbligatoria dell’avere del secondo pilastro.

Le casse pensioni possono decidere autonomamente l'aliquota di conversione per l’avere sovraobbligatorio. Spesso questa percentuale è molto più bassa di quella applicata alla parte obbligatoria. Molte casse pensioni applicano tra il 5 e il 5,5 percento, alcune scendono persino al di sotto di questa soglia.

Invece di un'aliquota di conversione separata per il regime sovraobbligatorio, una cassa pensioni può anche ricorrere alla cosiddetta aliquota di conversione globale, la quale si applica sia all'avere di vecchiaia nel regime obbligatorio che a quello nel regime sovraobbligatorio. Questa aliquota di conversione globale può anche essere di gran lunga inferiore all'aliquota di conversione prevista dalla legge. Ciò è lecito a condizione che la rendita risultante dall'aliquota di conversione globale sull'avere di vecchiaia totale sia almeno pari alla rendita sull'avere di vecchiaia obbligatorio, calcolata al 6,8 percento.

Esempio: con un avere di vecchiaia di 500’000 franchi (di cui 300’000 franchi sono nel regime obbligatorio) e un'aliquota di conversione globale del 5,75 percento, la rendita annuale ammonta a 28’750 franchi. Con aliquote di conversione scaglionate del 6,8 percento nel regime obbligatorio e del 5 percento in quello sovraobbligatorio, si ottiene una rendita di 30’400 franchi.
 

Le aliquote di conversione si abbassano sempre più

Il tasso delle aliquote di conversione dipende principalmente da due fattori: in primo luogo, dalla statistica sulla speranza di vita degli assicurati al momento del pensionamento. Il capitale di vecchiaia disponibile deve infatti bastare per il periodo determinato a livello statistico. In secondo luogo, dal probabile rendimento del capitale. Infatti, la cassa pensioni versa il denaro progressivamente, mentre l'importo restante lo investe il più a lungo possibile.

Quando la LPP è stata introdotta nel 1985, l'aliquota di conversione legale per uomini e donne era del 7,2 percento. Da allora, la speranza di vita è aumentata in modo significativo sia per gli uomini che per le donne.

Oggi gli uomini di 65 anni vivono in media quasi 5 anni in più rispetto al 1985, le donne di 65 anni circa 3,5 anni in più. Anche i tassi di interesse sono nettamente più bassi rispetto ad allora. A metà degli anni '80, ad esempio, le obbligazioni decennali della Confederazione rendevano circa il 5 percento. Da allora, i rendimenti sono diminuiti drasticamente. All'inizio di maggio 2024, si aggiravano intorno allo 0,7 percento, e dal 2015 al 2021 erano per lo più in territorio negativo.

Scheda informativa

Prestazioni di cassa pensioni ridotte? Come salvare la rendita

La presente scheda informativa illustra le misure con cui si può salvaguardare il reddito durante la vecchiaia.

Nella fattispecie, l’aliquota di conversione prevista per legge è stata gradualmente ridotta al 6,8 percento nel quadro della prima revisione LPP, tra il 2006 e il 2014. In base all’attuale speranza di vita, però, le casse pensioni dovrebbero realizzare un rendimento superiore al 4,5 percento all’anno per far quadrare i conti a lungo termine con un’aliquota di conversione del 6,8 percento.

Negli ultimi 25 anni, le casse pensioni sono rimaste molto al di sotto di questo risultato. Secondo l'indice Credit Suisse delle casse pensioni, il rendimento medio ottenuto dal 1° gennaio 2000 è di poco inferiore al 3 percento all'anno.

Si diventa pertanto più longevi e si percepisce la rendita più a lungo. Al contempo, le casse pensioni non ottengono da anni un rendimento sufficiente per finanziare l'aliquota minima di conversione attualmente in vigore. Una riduzione importante dell'aliquota di conversione prevista per legge è dunque inevitabile.
 

La revisione LPP prevede una riduzione dell’aliquota minima di conversione

Nel 2017, tuttavia, gli elettori svizzeri hanno respinto alle urne il progetto di riforma “Previdenza per la vecchiaia 2020” che prevedeva una riduzione dell'aliquota di conversione al 6 percento. Tuttavia, l'ultima proposta di riforma LPP, che dovrebbe essere oggetto di una votazione nell'autunno del 2024, include nuovamente una riduzione dell'aliquota minima di conversione al 6 percento.

Le persone più colpite da questa riduzione sarebbero i futuri pensionati che hanno quasi esclusivamente averi di vecchiaia nel regime obbligatorio, poiché l'aliquota minima di conversione si applica solo al regime obbligatorio. Tuttavia, fino al pensionamento molti hanno accumulato capitale anche nel regime sovraobbligatorio. Quasi tutte le casse pensioni hanno già ridotto in modo significativo le aliquote di conversione sovraobbligatorie e globali negli ultimi anni. Ad esempio, l'aliquota di conversione media per gli uomini di 65 anni è scesa dal 6,74 al 5,37 percento tra il 2010 e il 2023 (vedere grafico). 

Sulla base di un avere di vecchiaia di 500’000 franchi, ciò significa 6850 franchi in meno di rendita all'anno. Considerando la speranza di vita media di un 65enne di 20 anni, questa perdita di rendita ammonta a 137’000 franchi. Le rendite continueranno a diminuire nei prossimi anni, indipendentemente dal fatto che la riforma LPP venga accolta o respinta.
 

Buono a sapersi: gli attuali beneficiari di rendita non sono interessati dalle riduzioni dell'aliquota di conversione, in quanto le attuali rendite non possono essere ridotte in base alla legislazione vigente. Inoltre, non tutti gli assicurati si fanno versare una rendita dopo il pensionamento. Solo il 44 percento circa degli assicurati percepisce solo una rendita, il resto riscuote il capitale o una combinazione di rendita e capitale. Le rendite sempre più basse stanno addirittura costringendo molti a farsi versare almeno una parte dei propri averi di cassa pensioni, in modo da avere un reddito sufficiente durante il pensionamento.
 

Aliquote di conversione troppo elevate: il conto lo pagano le persone ancora attive

Se l'aliquota di conversione è troppo alta, l'avere di vecchiaia di un pensionato non è sufficiente a pagare tutte le sue rendite. Ciò determina da alcuni anni ormai una ridistribuzione indesiderata del patrimonio delle persone professionalmente attive ai beneficiari di rendite e della parte sovraobbligatoria dell'avere a quella obbligatoria. Questo penalizza soprattutto i dipendenti ben retribuiti, per i quali generalmente l'avere sovraobbligatorio supera di gran lunga quello del regime obbligatorio.

Secondo uno studio di VZ, dal 2009 al 2019 le casse pensioni svizzere hanno ridistribuito risorse per 65 miliardi di franchi. Questo, per riuscire a finanziare l'ammontare di rendita garantito ai pensionati, fortemente aumentato a causa della cresciuta aspettativa di vita e degli interessi costantemente bassi. Tali costi ricadono esclusivamente sulle spalle degli assicurati attivi, i quali saranno quindi confrontati con tagli alla remunerazione delle proprie prestazioni sovraobbligatorie. Le imprese possono proteggere dalla ridistribuzione i dipendenti con stipendi superiori alla media offrendo loro i cosidetti piani previdenziali 1e.

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