Investimenti

Guerra dei dazi negli USA: quali effetti su inflazione e tassi di interesse?

Il Presidente degli USA, Donald Trump, ha annunciato l’introduzione di tariffe punitive su diversi Paesi. Ma quali saranno le conseguenze per l’inflazione e la politica monetaria?

Christoph Sax
Chief Investment Officer
Pubblicato in data
07 Febbraio 2025

La settimana è iniziata con forte volatilità per gli investitori. L’annuncio di Trump sull’aumento dei dazi verso Messico, Canada e Cina ha messo sotto pressione i mercati finanziari. Tuttavia, dopo la concessione di una tregua di trenta giorni a Messico e Canada, le borse hanno recuperato, riportandosi ai livelli di venerdì sera.

Anche altri asset hanno registrato movimenti significativi: l’oro ha continuato la sua corsa ai massimi storici, mentre le criptovalute, come il Bitcoin, hanno subito forti pressioni. Questo conferma che il Bitcoin è ancora percepito dagli investitori come un asset ad alto rischio. Tuttavia, la domanda chiave in relazione alle tariffe annunciate è: quale sarà l'impatto, sia sull'inflazione che sulla futura politica dei tassi d'interesse negli USA?

Secondo le stime di Bloomberg Economics, il peso medio delle tariffe sulle importazioni negli USA potrebbe passare dall’attuale 3 percento al 10,7 percento. Se i Paesi colpiti dovessero rispondere con misure equivalenti, l’inflazione core negli USA potrebbe aumentare di circa 0,5 punti percentuali, a causa del rincaro della merce.

L’effetto sui consumatori e sulle imprese sarebbe significativo: la crescita economica negli USA potrebbe ridursi fino a 1,2 punti percentuali. Settori come l’industria automobilistica e le raffinerie sarebbero tra i più penalizzati, con un aumento considerevole dei costi, soprattutto per il petrolio importato dal Canada. La buona notizia è che l’impatto sull’inflazione sarebbe temporaneo. Le tariffe, infatti, agiscono come un rialzo dei prezzi una tantum, simile a un aumento dell’IVA.

L’inflazione cresce per un anno, ma poi l’"effetto base" si esaurisce (cfr. grafico). Finché le aspettative d’inflazione rimangono stabili, la Federal Reserve non avrebbe motivo di alzare il tasso di riferimento. Anzi, se l’impatto dei dazi dovesse frenare consumi e investimenti aziendali, potrebbe accadere l’opposto: la Fed potrebbe essere costretta a tagliare i tassi, nonostante un aumento temporaneo dell’inflazione.

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Lieve aumento dell’inflazione nell’Eurozona

A gennaio, l’inflazione nell’Eurozona è salita dal 2,4 percento al 2,5 percento, mentre l’inflazione core è rimasta stabile al 2,7 percento. I dati sono risultati leggermente superiori alle attese, principalmente a causa del rincaro dell’energia. Tuttavia, gli analisti prevedono un calo dell’inflazione al 2,1 percento già a febbraio. Intanto, i mercati scommettono su un taglio dei tassi da parte della BCE, che potrebbe abbassarli all’1,75 percento entro fine anno (attualmente al 2,75 percento).

Dati deboli per l’export di orologi svizzeri

Il 2024 è stato un anno difficile per l’industria orologiera svizzera. La domanda è crollata in mercati chiave come Cina e Hong Kong, portando a un calo delle esportazioni del 2,8 percento su base annua, per un totale di 26,0 miliardi di franchi. Ancora più marcato il calo delle vendite unitarie, scese del 9 percento a 15,3 milioni di pezzi.