L’economia USA sotto il tiro dei dazi: gli effetti della disputa doganale
Il continuo alternarsi di annunci e rinvii sui dazi genera incertezza tra le imprese e agita i mercati finanziari. Christoph Sax, Chief Investment Officer di VZ, analizza e valuta l’attuale scenario congiunturale.

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La volatilità ha raggiunto i massimi dall'inizio della pandemia. In Europa, i listini azionari hanno dovuto rinunciare ai guadagni accumulati nei primi mesi dell’anno. Tuttavia, il recente dietrofront del presidente statunitense Trump in materia di dazi ha permesso all’indice SPI di chiudere il periodo con un bilancio sostanzialmente stabile. Il DAX tedesco ha addirittura registrato un netto rialzo. Ben diversa la situazione oltreoceano, dove le azioni statunitensi hanno mostrato performance decisamente più deboli (cfr. grafico).
Le imprese statunitensi sono tra le più penalizzate dalle politiche doganali. L’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni sta già determinando un aumento dei prezzi al consumo. Secondo le previsioni di Pantheon Macroeconomics, pubblicate il 9 aprile, l’inflazione core negli Stati Uniti potrebbe crescere di un punto percentuale, comprimendo i margini aziendali e frenando la spesa delle famiglie.
Tuttavia, questo incremento dei prezzi dovrebbe essere limitato nel tempo: una volta applicati i dazi, il livello dei prezzi continuerà a salire solo con gradualità. Di conseguenza, l’aumento dell’inflazione sarà probabilmente temporaneo, dovuto principalmente a un effetto base. La Federal Reserve potrebbe quindi reagire con una riduzione dei tassi di interesse, sostenendo in tal modo l’economia.
Pantheon Macroeconomics prevede una fase di stagnazione per l’economia statunitense nel secondo e terzo trimestre dell’anno, in parte proprio per l’aumento dei prezzi. I consumi interni, colpiti dal rincaro delle merci, rallenteranno. È probabile che anche nel 2026 la crescita del PIL resti al di sotto della media storica.
Pur trattandosi di uno scenario relativamente ottimistico, l’analisi di Pantheon suggerisce che un crollo improvviso dell’economia statunitense appare, al momento, poco probabile.
Altre notizie del mondo dell’economia
Oro a livelli record
Mercoledì mattina il prezzo dell’oro ha toccato un nuovo massimo storico: oltre 3’300 dollari per oncia troy, con un aumento di quasi il 25 percento dall’inizio dell’anno. A spingere il metallo prezioso sono soprattutto i timori di un’escalation nella guerra commerciale.
Tensioni sul fronte doganale
Il presidente Trump ha avviato un’indagine sulla dipendenza statunitense da importazioni di minerali critici, con l’obiettivo di introdurre eventuali dazi e ridurre l’esposizione verso Paesi come la Cina. I materiali coinvolti includono cobalto, nichel, uranio e terre rare. Questa mossa rischia di intensificare le tensioni con Pechino. Nel frattempo, dopo le esenzioni concesse ad alcuni prodotti elettronici, Trump valuta ora di estendere temporaneamente queste misure anche all’industria automobilistica.
Economia USA più solida del previsto
I prezzi all’importazione sono cresciuti meno del previsto a marzo, mentre l’indice Empire State ha segnalato un calo della fiducia nel settore manifatturiero inferiore alle attese. Segnali che indicano una maggiore resilienza dell’economia statunitense.