Convivenza e finanze: eviti gli errori più frequenti
Chi è sposato o convive dovrebbe chiarire per tempo alcune questioni fondamentali e rivedere tesi decisamente errate. Infatti, non è raro che la situazione relativa a pensionamento, imposte o successione è ben diversa da quella chi ci si immagina.
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Molte coppie pensano di avere tutto sotto controllo circa le proprie finanze. Tuttavia, prima o poi – al più tardi al momento del pensionamento – si renderanno conto di essersi basati per anni su ipotesi falsate. Tali errori possono avere conseguenze drastiche. Per evitare che ciò accada, è necessario individuarli ed evitarli.
Errore 1 – Aspettarsi una rendita AVS doppia
L’AVS versa a entrambi i partner una rendita individuale, indipendentemente dal fatto che siano sposati o meno. Ma: per le coppie sposate la somma di entrambe le rendite è limitata al 150 percento di una rendita massima individuale. Pertanto, le coppie di coniugi pensionati ricevono al massimo 3675 franchi (dati aggiornati al 2024).
Una coppia non sposata può ricevere invece fino a 4900 franchi al mese qualora entrambi i partner soddisfino i requisiti di una rendita individuale massima.
Consiglio: chieda alla cassa di compensazione competente di calcolare la sua rendita AVS. In questo modo può farsi un’idea più precisa di quanto denaro avrà a disposizione dopo il pensionamento.
Per evitare lacune reddituali, dovrebbe verificare ogni cinque anni se i suoi contributi AVS sono stati versati correttamente.
Errore 2 – Riscuotere gli averi previdenziali simultaneamente
Molte coppie vogliono farsi versare assieme tutti gli averi accumulati in cassa pensioni, libero passaggio e pilastro 3a. Questa però non è una buona idea, poiché per il calcolo delle imposte sul versamento di capitale, di norma, le autorità fiscali sommano tutti i prelievi avuti luogo in un anno – nella maggior parte dei cantoni anche quelli del coniuge. La conseguenza: più consistenti sono i prelievi durante un unico anno fiscale, maggiore è l’onere fiscale percentuale. Pertanto, bisognerebbe riscuotere gli averi di cassa pensioni, libero passaggio e pilastro 3a distribuendo i prelievi su più anni. In questo modo è spesso possibile risparmiare molte tasse, come mostra l’esempio della tabella.
Errore 3 – Non regolamentare la successione
Molti coniugi pensano che, quando uno dei due muore, l’altro eredita tutto. Non è così. Anzi: senza un testamento, il coniuge superstite riceve solo la metà della successione. L’altra meta è destinata ai figli. Tuttavia, a seconda dei casi, questo non è sufficiente. Infatti, al coniuge superstite potrebbe mancare risorse per continuare a finanziare la casa di proprietà e l’ipoteca oppure per liquidare i figli. Con un testamento è possibile favorire al massimo il coniuge e destinargli fino ai 3/4 della successione. Chi vuole tutelarsi reciprocamente quanto più possibile può fare ancora di più: in una convenzione matrimoniale i due coniugi possono attribuirsi ad esempio tutti gli acquisti, vale a dire la parte del patrimonio che i coniugi hanno accumulato durante la vita matrimoniale.
Per le coppie non sposate vale quanto segue: senza testamento, il partner superstite non riceve nulla. Le coppie senza certificato di matrimonio devono redigere un testamento in modo che una parte del patrimonio vada al loro partner convivente. Chi ha figli, può destinargli metà della successione; in assenza di figli, possono destinarsi tutto l’un l’altro, senza limiti. Ma attenzione: a seconda del cantone, le imposte di successione per coppie non sposate sono molto elevate.
Errore 4 – È possibile redigere un testamento congiunto
Ci sono coppie che si illudono sia possibile fare testamento insieme. Non lo è: un testamento congiunto non è valido. In altre parole, ciascun coniuge deve procedere autonomamente. Va redatto per intero di proprio pugno e deve essere corredato obbligatoriamente di data e firma.
Consiglio: le consigliamo di far controllare il suo testamento da un esperto, poiché in presenza di vizi di forma o di contenuto oppure di violazioni alle condizioni disposte per legge può essere impugnato in tribunale.
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