Gestione patrimoniale: spesso troppo cara
Considerando tutti i costi, non di rado i clienti che affidano la gestione patrimoniale alla propria banca pagano il 3 percento all’anno di spese, se non oltre. Confrontare i modelli di spese dei vari gestori patrimoniali presenti sul mercato spesso aiuta a risparmiare diverse migliaia di franchi all’anno.
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La gestione patrimoniale comporta diversi costi. In primo luogo, si applicano le spese di gestione patrimoniale, che servono a indennizzare il gestore per il proprio lavoro: il costante monitoraggio e la gestione attiva degli investimenti in titoli.
Tuttavia, per un raffronto onnicomprensivo dei costi vanno considerate anche le spese di transazione come le commissioni di borsa, le spese del conto e di tenuta del deposito nonché le spese per i prodotti d’investimento impiegati. A queste si aggiungono le spese applicabili comprese direttamente nei prodotti finanziari impiegati, le tasse di borsa, l’imposta di bollo, i costi per le valute estere e via dicendo.
Alcuni gestori patrimoniali applicano spese forfettarie, che di regola, oltre alle spese amministrative, includono anche le spese di tenuta del deposito e le commissioni di borsa.
Alcune banche applicano magari spese relativamente basse per la gestione patrimoniale, ma poi si rifanno con spese di transazione e di tenuta del deposito più elevate rispetto alla media. Inoltre, inseriscono spesso nei depositi dei loro clienti i propri prodotti, sui quali hanno un guadagno maggiore. Non di rado si tratta di fondi d’investimento gestiti attivamente, molto più costosi rispetto a fondi indicizzati o ETF, e che, una volta detratte le spesse, registrano spesso risultati più scarsi. Un esaustivo studio di VZ su come hanno investito gli svizzeri dal 2010 al 2019 ha dimostrato che, negli ultimi anni, la quota di prodotti bancari propri nei depositi dei clienti è fortemente cresciuta.
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Estratto di deposito spesso senza il rendimento netto
Molti clienti con mandato di gestione patrimoniale non conoscono effettivamente l’importo delle spese pagate e il loro impatto sul rendimento dei propri investimenti. La ragione è legata anche al fatto che molte banche continuano a indicare nei loro estratti di deposito solo il rendimento lordo e non quello netto dopo la deduzione delle spese. E per gli investitori risulta difficile e complicato calcolare personalmente il rendimento netto.
I gestori patrimoniali trasparenti indicano il rendimento netto nell’estratto conto per l’intero portafoglio e per ogni singolo titolo, e ciò dall’acquisto e dall’inizio dell’anno in corso. Inoltre, nell’estratto di deposito riportano anche tutte le provvigioni ricevute da altri offerenti di prodotti finanziari. I gestori patrimoniali equi accreditano al cliente le cosiddette retrocessioni, per evitare conflitti d’interesse. Se le banche tengono per sé le retrocessioni, aumenta il loro incentivo a inserire nei portafogli dei loro clienti prodotti sui quali guadagnano commissioni più alte.
Nonostante il Tribunale federale abbia stabilito nel 2006 che, nell’ambito di un mandato di gestione patrimoniale, le retrocessioni appartengono al cliente, molte banche pretendono dai loro clienti di rinunciarvi.